L’idea di una fonte alimentare proteica di origine animale, alternativa a quella attuale concentrata in allevamenti di bestiame poco sostenibili e per niente etici, ha sempre stimolato ricerche e studi. Da oltre un decennio, si discute di grilli&Co.

Prendendo spunto e ispirazione dal Medio Oriente, dove le condizioni climatiche ne favoriscono la produzione, complice anche un fattore culturale che ne predispone il consumo a tavola, cavallette, grilli, vermi e anche larve di farina, stanno per raggiungere gli scaffali dei nostri supermercati. Considerato novel food, potranno essere co-ingredienti di pane, panini, cracker, barrette, grissini, ma anche di preparati a base di carne o altro ancora. Del resto, l’Unione Europea si è espressa favorevolmente per la produzione e commercializzazione di prodotti che contengono farina di grillo e larve del verme della farina minore, siano essi surgelati, in pasta o essiccati. Essendo alimenti nutrienti, che presentano un’elevata concentrazione proteica e anche una buona dose in termini di vitamine e sali minerali, apparentemente, questa alternativa proteica, sembrerebbe non destare la preoccupazione comune, se non quella degli allergologi.

Il Professor Giorgio Serino, immunologo e allergologo di Sandonato Medica, infatti, pone la sua attenzione alla elevata potenzialità allergizzante di questi nuovi alimenti, la cui ingestione, ma anche la semplice inalazione potrebbe generare reazioni avverse anche di una certa gravità. “Alla base – spiega lo specialista – c’è una allergia crociata di tipo alimentare prevalentemente verso i crostacei, come gamberi, gamberetti, astice, aragosta, scampi e in misura minore verso i molluschi, quali vongole, ostriche, mitili o cozze. Questi frutti di mare contengono alcune proteine presenti soprattutto nelle loro fibre muscolari, quali la tropomiosina la più nota e la più allergizzante, e l’arginina chinasi, un enzima, che si ritrovano anche nei grilli. Pertanto la loro assunzione in soggetti già noti per allergia ai crostacei potrebbe generare una “reazione crociata” (cross-reattività) tra specie, con il rischio che effetti avversi tipicamente associati ai crostacei, come orticaria nelle forme più blande, a angioedema, con gonfiore di labbra, occhi, lingua e glottide in forme moderate-gravi, fino allo shock anafilattico nelle forme molto severe».

In Italia si stima che più del 2% della popolazione sia allergica ai crostacei. Una percentuale elevata, parte della quale spesso non ne ha consapevolezza avendo manifestato reazioni non violente e non direttamente attribuite alla sensibilizzazione all’alimento specifico, ma che potrebbero esporre a rischi più complessi attraverso l’assunzione di grilli.
Non ci sono invece pericoli di reazioni crociate– precisa il professore – in caso di allergie a noci, nocciole, arachidi, frutta secca in genere, uova, latte e latticini in quanto questi alimenti sono privi delle proteine “colpevoli””. L’attenzione ricade anche sugli acari della polvere che con i crostacei condividono le stesse proteine. «Al momento non ci sono ampi studi al riguardo – chiarisce Serino – ma ci sono casi, per ora non frequenti, di soggetti allergici ad acari e crostacei, pertanto non si può escludere che possano manifestare problemi, assumendo queste farine. Sono a rischio anche gli allergici che professionalmente manipolano oltre alle farine anche grilli fritti o arrostiti. L’inalazione di micro-particelle potrebbe infatti indurre manifestazioni respiratorie, da blandi starnuti a attacchi di asma bronchiale severa». Le normative prevedono che sulle etichette degli alimenti sia chiaramente specificata la presenza di grilli & Co, in particolare nei prodotti destinati alla grande distribuzione.
“In caso di manifestazioni allergiche con reazioni lievi-moderate– conclude Serino – sono indicati antistaminici e cortisone sublinguali, cioè che si sciolgono sotto la lingua, entrano velocemente in circolo ed agiscono dopo pochi minuti. In caso di peggioramento o persistenza dei sintomi, rivolgersi al Pronto Soccorso».

Per prenotare una visita allergologica con il Dr Giorgio Serino è possibile mandare una mail a info@sandonatomedica.it o compilare l’apposito form.

L’estate è la stagione in cui ci si scopre volentieri, diventando prede di fastidiosi insetti che, frequentemente, ci pungono, lasciando segni più o meno evidenti e conseguenze diverse. E non si parla solo delle zanzare che, oltre a minacciare il nostro sangue, disturbano anche la quiete notturna. In estate è sempre più frequente imbattersi anche in tafani, api, calabroni, zecche, formiche. Le punture d’insetto che portano gonfiore, infezioni e arrossamenti sono infinite e, per non farci trovare impreparati, dovremmo valutare come intervenire, a seconda dei casi.

TRATTARE LE PUNTURE DI ZANZARA

In caso di puntura di zanzara, le conseguenze potrebbero essere irritazione, prurito e anche gonfiore; tutti sintomi che possono creare disagio. In caso di irritazione locale intensa, occorre applicare ghiaccio e somministrare antistaminici per via orale, soprattutto se indicato dal pediatra per reazioni estese.

TRATTARE LE PUNTURE DI API, VESPE E CALABRONI

Se l’attacco arriva da api, vespe e calabroni, i sintomi sono variabili. Generalmente, si tratta di semplici disturbi locali che spariscono in 24-48 ore, In caso di soggetti allergici, è consigliabile allertare immediatamente i soccorsi chiamando il 112. È utile intervenire rimuovendo il pungiglione con le pinzette, disinfettare, applicare del ghiaccio per alleviare il dolore e somministrare antistaminici/cortisonici in crema per l’infiammazione ed il prurito.

RIMUOVERE LE ZECCHE

Anche le zecche rappresentano una minaccia estiva, specialmente in campagna. Ecco perché è consigliabile indossare sempre pantaloni lunghi o, comunque, abiti coprenti che possano evitare alle zecche di infilarsi e attaccare aree del nostro corpo. In ogni caso, se dovesse capitare di essere attaccati, la zecca va rimossa con una pinzetta, cercando di afferrarla il più vicino possibile alla pelle. Attenzione a non strapparla, per evitare di lasciare dentro la nostra cute il pungiglione. Facendo un movimento di trazione in senso rotatorio, si riesce, in genere, ad eliminarla completamente. Dopodiché, bisogna passare alla disinfezione della parte. In caso di prurito, basta assumere antistaminici e cortisone in crema localmente. Non spaventiamoci se, anche a distanza di un mese, osserviamo una reazione cutanea, solitamente nella sede di puntura. Però, se è associata a febbre, malessere e dolori muscolari, dobbiamo subito segnalare il tutto al medico.
Le zecche possono infatti trasmettere alcune infezioni serie provocate da germi come Borrelia o Rickettsie che andranno curate con farmaci specifici.


TRATTARE LE PUNTURE DELLE MEDUSE

Sono molti i bambini, ma anche gli adulti, che temono di affrontare il dolore causato dalle punture delle meduse. Nulla di pericoloso, ma quando si entra in contatto con i tentacoli urticanti di questi animali planctonici, la reazione si manifesta attraverso una reazione infiammatoria. Quando si viene punti dalla medusa, non si riesce a vederla, ma ci si accorge immediatamente avvertendo un dolore improvviso. Entro pochi minuti, le sostanze urticanti liberate dalla medusa al contatto con la pelle provocano una reazione infiammatoria acuta caratterizzata in genere da rossore, gonfiore e, in alcuni casi, anche dalla formazione di bolle, accompagnata anche da bruciore e da una sensazione di dolore e prurito. In caso di sintomi sistemici, ci consiglia di rivolgersi immediatamente ad un medico o in Pronto Soccorso. Per staccare il tentacolo, basta esercitare una leggera pressione, ad esempio, con una carta di credito, ma anche utilizzando crema da barba o un impasto ottenuto con bicarbonato di sodio). Oppure, applicando una giusta pressione per evitare un ulteriore rilascio di tossine. In caso di tentacoli chiaramente visibili ad occhio nudo è invece preferibile il ricorso ad una pinzetta. L’importante è non immergere la ferita in acqua dolce, per evitare un ulteriore rilascio di veleno a causa delle differenze di pressione, mentre è consigliato usare l’acqua del mare per alleviare il dolore. Anche in questo caso utili le creme a base di cortisone.

RAGNI

Non trascuriamo i ragni, soprattutto per chi vive in campagna o va in montagna. Di solito, il morso del ragno è accidentale e si potrebbe non avvertire sul momento. Il dolore si manifesta dopo circa 2 ore. Il veleno iniettato potrebbe provocare gravi ulcerazioni e necrosi dove siamo stati morsi. Potrebbe accompagnarsi a febbre ed eruzione cutanea.  Consigliabile applicare impacchi freddi e mantenere sollevata la parte colpita, che deve essere compressa. Monitoriamo l’evolversi e, nel caso, rivolgiamoci al dermatologo.

FORMICHE

Nel loro piccolo, anche le formiche possono infliggere morsi dolorosi che potrebbero causare infiammazione e bruciore.

 

TRATTAMENTI CON CREME CORTISONICHE

È importante ricordare che tutte le creme cortisoniche possono dare pigmentazione della cute se ci esponiamo al sole: quindi utilizzarle solo alla sera prima di andare a dormire oppure rimanere in casa.

Presso Sandonato Medica, il dottor Giorgio Serino, specializzato in immunoreumatologia e allergologia, riceve per fugare ogni dubbio, dare le giuste risposte e affrontare le varie problematiche che potrebbero insorgere a seguito di punture di insetti.

Per informazioni e prenotazioni, scrivere a info@sandonatomedica.it o chiamare il numero 02/55602161

POLLINI E ALLERGIE         

Sono invisibili, ma soprattutto in primavera, dai primi di marzo, si dotano del dono dell’ubiquità e, volando, invadono l’aria che respiriamo. E non solo in campagna, ma anche in città. Pollini di cipresso, di carpino, poi il nocciolo e anche la betulla. Man mano che la temperatura si scalda la crescita rapida e sempre più consistente della parietaria, delle composite (margherita, tarasacco, camomilla) e delle graminacee, non solo quelle coltivate, ma tutto ciò che è erba e prato è in massima parte costituito da graminacee in fiore quindi pollini a volontà.

MANIFESTAZIONI ALLERGICHE

E via che si parte con gli starnuti in sequenza, naso che gocciola, occhi rossi e a volte prurito, manifestazioni che accompagnano ogni età e in maniera meno romantica questi mesi di fioritura. Sono circa 20 milioni le persone che in questo periodo soffrono di allergia e di questo esercito, 1.200 mila sono bambini, solo in Italia.  Come consiglia il dott. Giorgio Serino, immunologo allergologo di Sandonato Medica: “Se i sintomi sono lievi e di breve durata sarà sufficiente assumere un antistaminico (spray nasale, collirio o compresse), evitate però i vasocostrittori nasali ed il cortisone spray”.

LE GRAMINACEE E L’AMBROSIA SUL BANCO DEGLI IMPUTATI

Si è solito accusare il pioppo, dal quale le infiorescenze, dette pappi, prendono il volo: “Vi svelo un segreto – spiega il dott. Serino -: questi pappi sono fastidiosi, ma sappiate che sono quasi sempre innocenti. Infatti, essendo di pura cellulosa, raramente danno allergia; tuttavia, invadono i nostri territori contemporaneamente agli invisibili pollini delle graminacee che, invece, creano non pochi problemi a coloro che soffrono di allergie”. Pian piano si arriva a fine giugno: un po’ di tregua fino a metà agosto e poi ecco comparire i fiorellini gialli dell’ambrosia che invaderanno la valle del Ticino e quindi le pianure del Nord-Italia. “L’ambrosia può proseguire la fioritura fino ad ottobre inoltrato. A settembre, con le prime piogge autunnali, ecco la seconda fioritura delle graminacee: più breve ma consistente. I sintomi, però, persistono, aumentano di intensità con aggiunta di tosse e respiro corto o b, quella che i nostri nonni chiamavano febbre da fieno”.

 

L’AIUTO DELL’ALLERGOLOGO

A questo punto, occorre sentite il parere del vostro medico o dell’allergologo per valutare meglio terapie specifiche di secondo livello.  Il dottor Serino è a disposizione per effettuare test cutanei, i Prick test, per le allergie stagionali da pollini, anche se tiene a precisare che ”I test cutanei per le allergie stagionali da pollini si eseguono, preferenzialmente, in autunno e inverno per capire con esattezza a quali piante si è sensibili e quando iniziare terapie preventive che possano limitare i sintomi nei mesi di fioritura”. Solo a seguito di un test cutaneo il dottor Serino, dopo aver verificato la diagnosi, definisce il percorso terapeutico più idoneo per il superamento della problematica. Ancora una volta prevenire è meglio che curare e, visto che 1 italiano su 3 soffre di problemi di allergie, forse è il caso di non perdere tempo per non compromettere la qualità della propria vita.

Non tutti sanno che il rischio di sviluppare allergie da pollini, intese come risposte immunitarie nei soggetti predisposti, aumenta in funzione della predisposizione genetica. In genere, se solo un genitore è allergico, il rischio che corre il figlio di sviluppare una reazione è pari al 25-30%, percentuale che raggiunge il 60%-80% dei casi se entrambi i genitori sono allergici.

Per prenotazioni mandare una mail a info@sandonatomedica.it o telefonare allo 02/55602161.

Le allergie sono un problema comune e spesso sottovalutato, anche per il fatto che i sintomi sono facilmente confondibili con quelli di classiche infezioni respiratorie come raffreddori e mali di gola: è fondamentale però riconoscerle e imparare a difendersi, per evitare l’insorgere di problemi cronici e più importanti che possono compromettere la nostra salute.

Proseguiamo quindi oggi il percorso incominciato la scorsa settimana su questo tema, proponendo un Decalogo a cura del nostro specialista: ecco alcuni utili consigli e buone prassi per proteggerci e arginare il più possibile le reazioni allergiche.

 

  1. Limitare il tempo trascorso all’aperto nelle ore centrali della giornata quando è più alta la concentrazione di pollini
  2. Evitare di aprire le finestre nelle ore più calde della giornata. Un buon ricambio d’aria degli ambienti è importante, ma è opportuno farlo al mattino presto o in tarda serata, quando la concentrazione di pollini è più bassa
  3. Evitare di stare all’aperto dopo la pioggia. Questa, infatti, riduce in frammenti più piccoli i pollini che possono raggiungere più facilmente le vie respiratorie
  4. Consultare il calendario dei pollini può aiutare a calibrare il tempo che si può trascorrere all’aria aperta
  5. Viaggiare in auto tenendo i finestrini chiusi. Se possibile, utilizzare i filtri antiparticolato e sostituirli annualmente, preferibilmente alla fine dell’inverno
  6. Fare la doccia e lavare i cappelli quotidianamente. I pollini, infatti, si depositano sui capelli con il rischio respirarli anche durante la notte
  7. Indossare una mascherina e occhiali da sole durante le passeggiate in bicicletta e all’aria aperta
  8. Mettere da parte tappeti e, se possibile, lavare frequentemente le tende in cui si depositano particelle allergizzanti
  9. Evitare i luoghi in cui è stata da poco falciata l’erba. Se non è possibile, utilizzare una mascherina
  10. Non assumere farmaci senza il consulto del medico. Evitare il fai-da-te e seguire scrupolosamente le indicazioni terapeutiche del dottore.

Anche se l’attenzione di molti si è concentrata sul tema “Coronavirus”, non si possono dimenticare le altre patologie e quei disturbi che creano disagio e minacciano la qualità della vita.

Perché gli starnuti e le mucose irritate, spesso anche la congiuntivite, ma anche la tosse, così il mal di testa e le crisi d’asma, possono essere ricondotte a problemi di allergia, che si manifestano in particolare in alcuni periodi dell’anno.

Siamo in primavera inoltrata e non sono pochi coloro che continuano a soffrire manifestando reazioni allergiche a causa della mitigazione del clima, ma soprattutto per la fioritura di alcune piante e per l’elevata concentrazione nell’aria di pollini che perdurerà fino a giugno, in particolare nelle giornate soleggiate e ventose.

Già, perché i pollini allergenici delle graminacee, la parietaria, l’ambrosia e le betulle, ma anche il cipresso, la mimosa, l’ulivo e la quercia, sono in grado di scatenare una risposta immunitaria nei soggetti predisposti.

Sono ben 20 milioni le persone in Italia che soffrono di allergie, tra i quali si contano 1 milione e 200 mila bambini.

Il rischio di sviluppare allergie da pollini aumenta inoltre in funzione della predisposizione genetica: se solo un genitore è allergico, il rischio che corre il figlio di sviluppare una reazione è pari al 10-15%, percentuale che raggiunge il 60%-80% dei casi se entrambi i genitori sono allergici.

Occorre, tuttavia, fare attenzione, perché i sintomi dell’allergia possono essere confusi con quelli di un raffreddore e, se trascurati, possono diventare cronici e degenerare in rinosinusite, crisi d’asma e difficoltà respiratorie.

Come comprendere dunque, se le manifestazioni sono riconducibili allo sviluppo di allergie? Anzitutto, occorre sottoporsi al PRICK Test, un test cutaneo in cui vari allergeni vengono messi a contatto con la pelle del paziente, così da valutare eventuali reazioni.

Il Dott. Giorgio Serino, Allergologo e Immunologo presso la Sandonato Medica, dopo aver verificato la diagnosi, supporta i nostri pazienti nel superamento delle problematiche di allergia definendo il percorso terapeutico più opportuno ed efficace.

Per prenotazioni mandare una mail a info@sandonatomedica.it o telefonare allo 02/55602161.