L’idea di una fonte alimentare proteica di origine animale, alternativa a quella attuale concentrata in allevamenti di bestiame poco sostenibili e per niente etici, ha sempre stimolato ricerche e studi. Da oltre un decennio, si discute di grilli&Co.

Prendendo spunto e ispirazione dal Medio Oriente, dove le condizioni climatiche ne favoriscono la produzione, complice anche un fattore culturale che ne predispone il consumo a tavola, cavallette, grilli, vermi e anche larve di farina, stanno per raggiungere gli scaffali dei nostri supermercati. Considerato novel food, potranno essere co-ingredienti di pane, panini, cracker, barrette, grissini, ma anche di preparati a base di carne o altro ancora. Del resto, l’Unione Europea si è espressa favorevolmente per la produzione e commercializzazione di prodotti che contengono farina di grillo e larve del verme della farina minore, siano essi surgelati, in pasta o essiccati. Essendo alimenti nutrienti, che presentano un’elevata concentrazione proteica e anche una buona dose in termini di vitamine e sali minerali, apparentemente, questa alternativa proteica, sembrerebbe non destare la preoccupazione comune, se non quella degli allergologi.

Il Professor Giorgio Serino, immunologo e allergologo di Sandonato Medica, infatti, pone la sua attenzione alla elevata potenzialità allergizzante di questi nuovi alimenti, la cui ingestione, ma anche la semplice inalazione potrebbe generare reazioni avverse anche di una certa gravità. “Alla base – spiega lo specialista – c’è una allergia crociata di tipo alimentare prevalentemente verso i crostacei, come gamberi, gamberetti, astice, aragosta, scampi e in misura minore verso i molluschi, quali vongole, ostriche, mitili o cozze. Questi frutti di mare contengono alcune proteine presenti soprattutto nelle loro fibre muscolari, quali la tropomiosina la più nota e la più allergizzante, e l’arginina chinasi, un enzima, che si ritrovano anche nei grilli. Pertanto la loro assunzione in soggetti già noti per allergia ai crostacei potrebbe generare una “reazione crociata” (cross-reattività) tra specie, con il rischio che effetti avversi tipicamente associati ai crostacei, come orticaria nelle forme più blande, a angioedema, con gonfiore di labbra, occhi, lingua e glottide in forme moderate-gravi, fino allo shock anafilattico nelle forme molto severe».

In Italia si stima che più del 2% della popolazione sia allergica ai crostacei. Una percentuale elevata, parte della quale spesso non ne ha consapevolezza avendo manifestato reazioni non violente e non direttamente attribuite alla sensibilizzazione all’alimento specifico, ma che potrebbero esporre a rischi più complessi attraverso l’assunzione di grilli.
Non ci sono invece pericoli di reazioni crociate– precisa il professore – in caso di allergie a noci, nocciole, arachidi, frutta secca in genere, uova, latte e latticini in quanto questi alimenti sono privi delle proteine “colpevoli””. L’attenzione ricade anche sugli acari della polvere che con i crostacei condividono le stesse proteine. «Al momento non ci sono ampi studi al riguardo – chiarisce Serino – ma ci sono casi, per ora non frequenti, di soggetti allergici ad acari e crostacei, pertanto non si può escludere che possano manifestare problemi, assumendo queste farine. Sono a rischio anche gli allergici che professionalmente manipolano oltre alle farine anche grilli fritti o arrostiti. L’inalazione di micro-particelle potrebbe infatti indurre manifestazioni respiratorie, da blandi starnuti a attacchi di asma bronchiale severa». Le normative prevedono che sulle etichette degli alimenti sia chiaramente specificata la presenza di grilli & Co, in particolare nei prodotti destinati alla grande distribuzione.
“In caso di manifestazioni allergiche con reazioni lievi-moderate– conclude Serino – sono indicati antistaminici e cortisone sublinguali, cioè che si sciolgono sotto la lingua, entrano velocemente in circolo ed agiscono dopo pochi minuti. In caso di peggioramento o persistenza dei sintomi, rivolgersi al Pronto Soccorso».

Per prenotare una visita allergologica con il Dr Giorgio Serino è possibile mandare una mail a info@sandonatomedica.it o compilare l’apposito form.

Il Dottor Giorgio Serino, Allergologo e Immunologo, descrive le patologie autoimmuni della tiroide: si tratta di due malattie frequenti e ben differenti tra loro.  Riconoscono però come causa l’autoimmunità. In pratica il sistema immunitario produce anticorpi e linfociti contro il “self” cioè verso cellule e tessuti dello stesso individuo, nel caso specifico verso le cellule tiroidee alterandone le funzioni o distruggendole.

Queste malattie sono l’ipotiroidismo autoimmune o tiroidite di Hashimoto e, meno frequente, la malattia di Basedow-Graves o ipertiroidismo.

 

Tiroidite di Hashimoto

Sintomi:

  • Aumento del peso corporeo
  • Spossatezza
  • Alterazioni del ciclo mestruale
  • Irritabilità e depressione
  • Pelle secca e ruvida
  • Scarsa tolleranza al freddo

Perdita e fragilità dei capelli

  • Stitichezza
  • Senso di tensione e ingrossamento del collo

Spesso i sintomi compaiono molti anni dopo (anche decenni) dalla prima infezione virale, meno frequentemente, se l’infiammazione iniziale della ghiandola è particolarmente violenta (febbre, dolore e tumefazione del collo, linfonodi ingrossati, ecc.) potrebbe essere necessario da subito un breve periodo di terapia cortisonica per spegnere  l’autoimmunità.                                                                              In ogni caso fondamentale è la diagnosi precoce con esami ematici specifici (autoanticorpi anti-tiroide, ormoni tiroidei, ecc.) e una ecografia del collo che evidenzierà la struttura disomogenea della ghiandola, il suo volume e l’eventuale presenza di noduli infiammatori. Spesso esistono nella stessa famiglia altri casi di ipotiroidismo.

Se l’ipotiroidismo è già in atto dovrà essere instaurata una terapia sostitutiva a base di ormone (levotirosina o analoghi) per evitare l’ingrossamento della tiroide stessa (gozzo) e la persistenza dei sintomi elencati.   Periodicamente andranno poi controllati gli ormoni specifici (TSH) e l’ecografia delle ghiandola.

 

Ipertiroidismo o malattia di Basedow-Graves

Sintomi

  • nervosismo e ansia
  • sudorazione profusa
  • iperattività, incapacità di stare fermi
  • perdita di peso, nonostante sia aumentato l’appetito
  • battito cardiaco rapido o irregolare, palpitazioni
  • aumento visibile della ghiandola tiroidea
  • dolore oculare
  • irregolarità mestruale
  • insonnia

L’ipertiroidismo è più comune nelle donne che negli uomini e tende ad avere un andamento familiare. L’eccesso di ormoni tiroidei ha importanti conseguenze sul metabolismo, portando a un’improvvisa perdita di peso, alterazioni del battito cardiaco, sudorazioni e nervosismo.   A differenza della tiroidite di Hashimoto, dove i sintomi possono evidenziarsi anche molti anni dopo, la presenza di autoanticorpi diretti contro i recettori della tiroide attivano subito la produzione di esagerate quantità di ormoni (triiodotironina e tiroxina) che causano i sintomi sopra elencati.

Fondamentale quindi la diagnosi precoce con esecuzione di esami di laboratorio (in particolare dosaggio anticorpi anti-recettore del TSH) e dell’ecografia. Confermata la diagnosi si inizierà terapia specifica con farmaci (metimazolo o propiltiouracile) che ridurranno la sintesi di ormoni e quindi il progressivo miglioramento dei sintomi.  In alcuni casi, se la terapia farmacologica è inefficace o produce effetti collaterali, bisognerà rimuovere chirurgicamente la ghiandola oppure renderla inattiva utilizzando jodio radioattivo somministrato in ambiente ospedaliero.

Per prenotare una visita specialistica con il Dottor Serino, è possibile mandare una mail a info@sandonatomedica.it o compilare l’apposito form per essere ricontattati.

In occasione della pandemia si è parlato molto del nostro sistema immunitario che, per proteggerci dagli attacchi degli agenti patogeni esterni, siano essi virus o batteri, si attiva attraverso un sistema sofisticato di rilascio di anticorpi, di linfociti T e numerosi altri mediatori. L’immunologia è una scienza che si occupa proprio della relazione tra corpo e immunità dell’individuo. Da questa scienza generale e dalla medicina che si occupa di Malattie infettive – spiega il dottor Giorgio Serino, Immunologo e Allergologo presso Sandonato Medica – è nata 50 anni fa l’Immunologia Clinica moderna.

Come ci spiega il dottore, che si occupa anche di malattie endocrinologiche autoimmuni come tiroiditi acute e croniche e malattia di Basedow, e malattie reumatologiche (polimialgia reumatica, artrite reumatoide, artrite psoriasica, poliartriti sieronegative, sacroileiti e spondiliti), ci si è resi conto del manifestarsi di molte malattie alle quali non si riusciva a dare spiegazioni e che venivano provocate da alterazioni del sistema immunitario.

L’immunologia clinica si occupa dello studio delle malattie del sistema immunitario (deficit immunitari) o causate da un’alterazione funzionale di questo.

In sostanza, quando il corpo, oltre a rivolgersi all’esterno per combattere i patogeni, si attiva sviluppando anticorpi e linfociti contro il self, quindi contro le cellule del nostro corpo, siamo di fronte a malattie autoimmuni.

Se questa forma anomala di difesa interviene contro i tessuti articolari, si svilupperanno malattie reumatiche; se verso la ghiandola della tiroide, si potrà diagnosticare una malattia tiroidea, se invece, verso il cuore, vengono generate pericarditi e miocarditi.

Purtroppo, queste malattie non si interrompono da sole perché continueremo a produrre anticorpi e linfociti contro noi stessi, finché avremo vita. È pertanto fondamentale una diagnosi precisa del problema per iniziare delle terapie mirate antinfiammatorie, talvolta immunosoppressive per riportare l’organismo in condizione di normalità. In questi ultimi anni, le terapie immunologiche sono diventate molto sofisticate e, oltre all’approccio farmacologico attraverso cortisonici e farmaci immunosoppressori di derivazione dalle terapie dei tumori, sono utilizzati nuovi agenti biologici (anticorpi monoclonali) che sfruttano meccanismi intimi del nostro apparato immunitario al fine di bloccarne la risposta anomala.

Il Dr. Serino si occupa delle classiche malattie autotimmuni reumatologiche come il Lupus eritematoso, la sindrome di Sjogren, la sclerosi sistemica progressiva, patologie importanti che, se non diagnosticate e non curate, portano a gravi conseguenze, originando problemi anche a livello multiorgano.

Il dottore segue anche pazienti affetti da malattie cardiovascolari immunomediate come le vasculiti dei piccoli e grandi vasi, arteriosi o venosi, il fenomeno di Raynaud e l’arterite di Horton.

Infine, in questi ultimi anni, ho osservato e curato le frequenti alterazioni dell’immunità come conseguenza dell’infezione da SARS-Cov2 definite come long Covid”.

Il Dott. Giorgio Serino riceve presso Sandonato Medica.

Per informazioni e appuntamenti: info@sandonatomedica.it o chiamare allo 02 55602161

 

L’estate è la stagione in cui ci si scopre volentieri, diventando prede di fastidiosi insetti che, frequentemente, ci pungono, lasciando segni più o meno evidenti e conseguenze diverse. E non si parla solo delle zanzare che, oltre a minacciare il nostro sangue, disturbano anche la quiete notturna. In estate è sempre più frequente imbattersi anche in tafani, api, calabroni, zecche, formiche. Le punture d’insetto che portano gonfiore, infezioni e arrossamenti sono infinite e, per non farci trovare impreparati, dovremmo valutare come intervenire, a seconda dei casi.

TRATTARE LE PUNTURE DI ZANZARA

In caso di puntura di zanzara, le conseguenze potrebbero essere irritazione, prurito e anche gonfiore; tutti sintomi che possono creare disagio. In caso di irritazione locale intensa, occorre applicare ghiaccio e somministrare antistaminici per via orale, soprattutto se indicato dal pediatra per reazioni estese.

TRATTARE LE PUNTURE DI API, VESPE E CALABRONI

Se l’attacco arriva da api, vespe e calabroni, i sintomi sono variabili. Generalmente, si tratta di semplici disturbi locali che spariscono in 24-48 ore, In caso di soggetti allergici, è consigliabile allertare immediatamente i soccorsi chiamando il 112. È utile intervenire rimuovendo il pungiglione con le pinzette, disinfettare, applicare del ghiaccio per alleviare il dolore e somministrare antistaminici/cortisonici in crema per l’infiammazione ed il prurito.

RIMUOVERE LE ZECCHE

Anche le zecche rappresentano una minaccia estiva, specialmente in campagna. Ecco perché è consigliabile indossare sempre pantaloni lunghi o, comunque, abiti coprenti che possano evitare alle zecche di infilarsi e attaccare aree del nostro corpo. In ogni caso, se dovesse capitare di essere attaccati, la zecca va rimossa con una pinzetta, cercando di afferrarla il più vicino possibile alla pelle. Attenzione a non strapparla, per evitare di lasciare dentro la nostra cute il pungiglione. Facendo un movimento di trazione in senso rotatorio, si riesce, in genere, ad eliminarla completamente. Dopodiché, bisogna passare alla disinfezione della parte. In caso di prurito, basta assumere antistaminici e cortisone in crema localmente. Non spaventiamoci se, anche a distanza di un mese, osserviamo una reazione cutanea, solitamente nella sede di puntura. Però, se è associata a febbre, malessere e dolori muscolari, dobbiamo subito segnalare il tutto al medico.
Le zecche possono infatti trasmettere alcune infezioni serie provocate da germi come Borrelia o Rickettsie che andranno curate con farmaci specifici.


TRATTARE LE PUNTURE DELLE MEDUSE

Sono molti i bambini, ma anche gli adulti, che temono di affrontare il dolore causato dalle punture delle meduse. Nulla di pericoloso, ma quando si entra in contatto con i tentacoli urticanti di questi animali planctonici, la reazione si manifesta attraverso una reazione infiammatoria. Quando si viene punti dalla medusa, non si riesce a vederla, ma ci si accorge immediatamente avvertendo un dolore improvviso. Entro pochi minuti, le sostanze urticanti liberate dalla medusa al contatto con la pelle provocano una reazione infiammatoria acuta caratterizzata in genere da rossore, gonfiore e, in alcuni casi, anche dalla formazione di bolle, accompagnata anche da bruciore e da una sensazione di dolore e prurito. In caso di sintomi sistemici, ci consiglia di rivolgersi immediatamente ad un medico o in Pronto Soccorso. Per staccare il tentacolo, basta esercitare una leggera pressione, ad esempio, con una carta di credito, ma anche utilizzando crema da barba o un impasto ottenuto con bicarbonato di sodio). Oppure, applicando una giusta pressione per evitare un ulteriore rilascio di tossine. In caso di tentacoli chiaramente visibili ad occhio nudo è invece preferibile il ricorso ad una pinzetta. L’importante è non immergere la ferita in acqua dolce, per evitare un ulteriore rilascio di veleno a causa delle differenze di pressione, mentre è consigliato usare l’acqua del mare per alleviare il dolore. Anche in questo caso utili le creme a base di cortisone.

RAGNI

Non trascuriamo i ragni, soprattutto per chi vive in campagna o va in montagna. Di solito, il morso del ragno è accidentale e si potrebbe non avvertire sul momento. Il dolore si manifesta dopo circa 2 ore. Il veleno iniettato potrebbe provocare gravi ulcerazioni e necrosi dove siamo stati morsi. Potrebbe accompagnarsi a febbre ed eruzione cutanea.  Consigliabile applicare impacchi freddi e mantenere sollevata la parte colpita, che deve essere compressa. Monitoriamo l’evolversi e, nel caso, rivolgiamoci al dermatologo.

FORMICHE

Nel loro piccolo, anche le formiche possono infliggere morsi dolorosi che potrebbero causare infiammazione e bruciore.

 

TRATTAMENTI CON CREME CORTISONICHE

È importante ricordare che tutte le creme cortisoniche possono dare pigmentazione della cute se ci esponiamo al sole: quindi utilizzarle solo alla sera prima di andare a dormire oppure rimanere in casa.

Presso Sandonato Medica, il dottor Giorgio Serino, specializzato in immunoreumatologia e allergologia, riceve per fugare ogni dubbio, dare le giuste risposte e affrontare le varie problematiche che potrebbero insorgere a seguito di punture di insetti.

Per informazioni e prenotazioni, scrivere a info@sandonatomedica.it o chiamare il numero 02/55602161

Durante tutto l’arco della vita, in ogni momento della nostra giornata veniamo a contatto con microbi, come i virus e i batteri, questi ultimi con la capacità di moltiplicarsi sia all’interno sia al di fuori delle nostre cellule. Il nostro sistema immunitario mette in atto, così, strategie di attacco e armi diverse per fronteggiare ogni tipo di patogeno che potrebbe compromettere la nostra salute.

L’IMMUNOLOGIA A SERVIZIO DEL PAZIENTE

L’immunologia è la branca della biologia che si occupa del sistema immunitario, studiando gli aspetti delle difese dell’ospite contro infezioni e le avverse conseguenze delle risposte immunitarie: analizza le funzioni fisiologiche del sistema immunitario e dei suoi componenti durante una malattia, in condizioni di salute, ma anche quando il suo funzionamento non è corretto, come nel caso delle malattie autoimmuni.

Quando l’adozione di uno stile di vita corretto non risulta sufficiente a modulare l’attività del sistema immunitario, è probabile che vi siano in corso patologie o disturbi che coinvolgono il sistema di difesa, come ad esempio malattie autoimmuni. Le immunodeficienze sono spesso associate a diabete e a infezioni.

 

DIFESE IMMUNITARIE E COVID-19

Specialmente in questo periodo di emergenza sanitaria, avere un sistema immunitario efficiente è fondamentale per difenderci dalle malattie e dalle infezioni, come il Covid-19. Proprio rispetto a questo tema urgente, il Ministero della Salute ha dedicato sul suo sito una specifica pagina per smentire i falsi miti legati al Covid-19.

Non è ad esempio scientificamente provato che mangiare tante proteine aumenti l’efficacia del sistema immunitario.

Anche rispetto ai fermenti lattici occorre fare un distinguo: per rinforzare le difese contro le infezioni, favorire l’assorbimento di importanti principi nutritivi come sali minerali e vitamine e nel caso si sia colpiti da stitichezza, diarrea, squilibri della flora batterica è vero che è importante assumere fermenti lattici.

Ma attenzione, perché solo i fermenti lattici “vivi” sono quelli in grado di apportare benefici alla flora intestinale. Quando i batteri restano vivi anche durante il passaggio attraverso l’apparato digerente, colonizzano la mucosa intestinale, facendola diventare più resistente.

 

In periodo Covid sono stati proprio i batteri del microbiota intestinale a prendersi cura del nostro sistema immunitario, proteggendoci dai patogeni e tamponando le crisi immunodepressive che l’infezione virale ha provocato.

La flora intestinale non rappresenta più un mondo sconosciuto: si è compreso come certe patologie insorgessero a causa di alterazioni dell’eubiosi, a favore della disbiosi: quando i “commensali”, ovvero i batteri buoni, lasciano il posto ai patogeni, si originano le malattie o disturbi funzionali non spiegati con le comuni tecniche diagnostiche. Fondamentale è conoscere la qualità di ceppi di batteri: studiando i singoli microrganismi si possono individuare le relative caratteristiche e studiarne gli effetti. Ad esempio, quando un paziente si prepara alla colonscopia, sottoponendosi alla preparazione intestinale che provoca una diarrea acquosa necessaria all’esame, la flora intestinale si azzera, si eliminano tossine, ma si riduce anche la presenza dei lactobacilli, batteri preziosi che svolgono la funzione protettrice del colon. Per evitare che questa disbiosi degeneri, rischiando l’aumento dei patogeni, occorre introdurre probiotici e, nello specifico, lactobacilli, ben formulati sia in composizione sinergica, sia di alta tecnologia, sia per la ceppo specificità.

LA MEDICINA COMPETIIVA

Si parla nello specifico di Medicina Competitiva: la prescrizione dei probiotici non deve essere casuale, ma corrispondere ad una terapia innovativa di microrganismi che agiscano per competenza, per le patologie del caso. Oggi, ogni batterio ha la propria carta d’identità, una sorta di documento che attesta le caratteristiche e i benefici che può apportare all’ospite, tenendo conto dell’età e del disturbo da trattare. A ciascuno il suo, dunque. Compatibilmente con il tipo di diagnosi, dunque, è preferibile optare per una terapia di probiotici a sfavore di quella di farmaci che rischiano di alterare l’equilibrio. La chiave di volta è stata scoperta in epoca Covid. Con evidenti risvolti immunologici, la funzione dei probiotici è stata rafforzata dall’aggiunta, in formulazione, di zinco, di vitamine D e B, ma anche di resveratrolo ad azione antiossidante e vaso protettrice, ampliando, in questo modo, la linea di prodotti. Con l’utilizzo dei probiotici si è sviluppata una filosofia: la Medicina Competitiva utilizza i probiotici per mettere l’organismo in equilibrio al fine di avere una risposta biologica corretta e per migliorare la performance in termini di prevenzione nei confronti delle patologie.

 

Il dott. Giorgio Serino, immunologo e allergologo presso Sandonato Medica, procede attraverso indagini per valutare ed analizzare le problematiche legate al malfunzionamento o alla non efficienza del sistema immunitario. Per prenotazioni è possibile compilare l’apposito form.

 

Con l’avanzare dell’età la capacità di risposta del nostro sistema immunitario diminuisce, mettendoci a rischio di malattie e di infezioni.

Lo abbiamo visto anche rispetto alla recente pandemia che abbiamo subito: le persone anziane sono risultate più vulnerabili all’infezione del nuovo coronavirus. Con l’avanzare degli anni infatti il sistema immunitario, normalmente deputato alla difesa del nostro organismo, accumula alterazioni legate al fenomeno dell’immunosenescenza, cioè all’invecchiamento delle cellule del sistema immunitario che rendono più blanda la capacità di rispondere agli attacchi di agenti patogeni, come i virus.

 

COSA EVITARE PER NON METTERE A DURA PROVA LE DIFESE IMMUNITARIE DEGLI ANZIANI.

Il sistema immunitario degli anziani viene messo a dura prova da virus e da germi, ma anche da abitudini malsane. È la scienza a darci indicazioni per poter godere di difese immunitarie efficaci ed efficienti: l’epigenetica ha un ruolo determinante, quindi attenzione al modo in cui si trascorre il tempo libero, ai livelli di stress, quanto spesso ci si idrata, cosa e quanto si mangia e persino quanta attività fisica si compie. Anche non dormire a sufficienza può fare aumentare le probabilità di contrarre virus e germi, allungano anche i tempi di guarigione. Il nostro corpo, infatti, rilascia le citochine, cioè le proteine che aiutano il sistema immunitario, proprio durante il sonno. Anche periodi prolungati di stress intenso possono influenzare il sistema immunitario. È il cortisolo, l’ormone dello stress, a compromettere la funzione delle cellule deputate a combattere le infezioni. E pensare che basta avere pensieri ansiosi per indebolire la nostra risposta immunitaria.

Secondo il National Institute of Mental Health americano passare tempo in compagnia di persone amiche, stabilire le priorità (nella vita e nel lavoro), esercitarsi regolarmente e praticare tecniche di rilassamento come lo yoga e il tai chi può aiutare ad alleviare lo stress, in modo che non interferisca col nostro sistema immunitario.

 NO ALLA SOLITUDINE

Consigli preziosi, soprattutto dopo il periodo più critico del Covid che ha portato molte persone, soprattutto anziane, a vivere isolati. Infatti, secondo uno studio pubblicato sul Journal of Neuroimmunology anche soffrire di solitudine potrebbe danneggiare il sistema immunitario. L’aumento dei disturbi dell’umore, associati a questa condizione ha come effetto una maggiore soppressione del sistema immunitario e maggiori danni causati dai radicali liberi.

VITAMINA D E PIU’ VERDURA: STOP ALL’IMMUNOSENESCENZA

È stata studiata e adottata come terapia per molti pazienti Covid: la vitamina D oltre a servire per avere ossa forti e cellule del sangue sane, aiuta anche a rafforzare il sistema immunitario.

Anche negli adulti, così come nei bambini frutta e verdura possono aiutare il corpo a produrre più globuli bianchi necessari per combattere le infezioni. Proprio la verdura settembrina rappresenta un valido alleato per il benessere degli over 60, specialmente a livello di sistema immunitario. Gli ortaggi di settembre, in particolar modo, sono perfetti contro i malanni stagionali poiché stimolano la produzione di sostanze utili all’organismo per contrastare le infezioni virali.

Con l’avanzare dell’età il sistema immunitario diminuisce la sua capacità di affrontare virus e batteri, aumentando negli anziani il rischio di incorrere in malattie e di infezioni.

Grandi benefici e supporto derivano da un corretto stile di vita. I must? Svolgere attività fisica, dormire a sufficienza, mantenere ridotto il livello di stress, avere una dieta bilanciata e ricca di vitamine.

Benvenuto autunno, una stagione durante la quale si deve preparare l’organismo ad affrontare il “sali e scendi” del termometro che innalza la percentuale di rischio di essere colpiti da influenza e da raffreddore. In attesa anche delle basse temperature dell’inverno, mai come in questo periodo, la prevenzione deve essere il must per arginare le malattie di stagione. Attenzione particolare va data specialmente ai bambini, che con gli anziani rappresentano la cosiddetta categoria a rischio, essendo dotati di un sistema immunitario in fase di sviluppo. Per rendere i piccoli fino a 10 anni meno vulnerabili all’attacco di virus e batteri che popolano in locali chiusi e affollati come asili e scuole, occorre intervenire grazie a una dieta bilanciata, che possa supportare il loro benessere.

IL RUOLO DELL’ALIMENTAZIONE CONTRO L’OSSIDAZIONE

L’alimentazione gioca un ruolo determinante in questa fase. Come afferma la dottoressa Roberta Zelaschi Medico Chirurgo, Specialista in Scienza dell’Alimentazione: “Sono numerosi gli studi scientifici che hanno individuato come alcuni fattori dietetici siano in grado di influenzare la risposta immunitaria dell’organismo nei confronti degli agenti esterni. Già durante la vita fetale e nei primi mesi di vita del bambino, la nutrizione svolge un ruolo essenziale per il corretto sviluppo del sistema immunitario. La malnutrizione da ridotto apporto calorico-proteico soprattutto nelle prime fasi di vita influisce negativamente su tutti i componenti del sistema immunitario”.

Nella dieta dei bambini che dovrebbe essere sana e varia, i genitori dovrebbero inserire alimenti ricchi di antiossidanti. Infatti,”Le cellule immunitarie possono venire danneggiate dall’esposizione all’ossigeno. L’ossidazione produce sostanze nocive che prendono il nome di radicali liberi. L’equilibrio tra sostanze antiossidanti e pro-ossidanti (composti responsabili del danno ossidativo) nella dieta è importante per garantire un corretto funzionamento delle cellule immunitarie. A dirlo sono diversi studi che hanno rilevato come diete ricche in sostanze nutritive dotate di proprietà antiossidanti siano correlate a una ridotta incidenza di molte malattie, tra cui il cancro.

Non a caso, una buona dose di antiossidanti è consigliata per tutto l’anno e risulta ancor più utile soprattutto per prevenire le malattie tipiche della stagione fredda che potrebbero sopraggiungere.

DIETA VARIA E EQUILIBRATA

Anche se i piccoli storcono spesso il naso, gli chef di casa devono puntare su verdura e frutta, su cereali integrali e proteine vegetali, ma anche su prodotti ittici e olio di oliva extra vergine, ricco di Omega 3.

Per potenziare le difese dell’organismo, l’esercito dei nostri soldati buoni, è importante scegliere cibi ricchi di vitamina C, come agrumi, kiwi, fragole, broccoli, cavolfiori, peperoni, ma anche di Vitamina E, fondamentale per neutralizzare i radicali liberi. Anche la vitamina D, fornita da salmone, tonno, sardine, ma anche da burro, formaggi e latticini, ha un ruolo determinante. “Anche le Vitamine del gruppo B vantano un’essenziale ruolo immuno-protettivo: la vitamina B1 contenuta nella carne, nei cereali, nelle noci e nei legumi è utile soprattutto nei casi di stress e stanchezza, la vitamina B12 presente soprattutto nel latte, nelle uova, nei cereali e nelle verdure a foglia larga è anch’essa indicata in condizioni di stress e affaticamento, così come la vitamina B6, contenuta nel latte, carne, cereali e frutta. È coinvolta nella sintesi delle citochine, importanti per il corretto funzionamento del sistema immunitario. La Vitamina B12 è presente nella carne, nel tuorlo d’uovo, nel pesce e nei formaggi, ma non si trova negli alimenti di origine vegetale e stati di carenza possono causare una riduzione del numero di linfociti”.  Non dimentichiamoci degli oligoelementi, importanti per mantenere l’efficienza del sistema di difesa. Minerali preziosissimi nella produzione di cellule del sistema immunitario, Ferro e Zinco sono due minerali fondamentali per il corpo, in quanto stimolano la produzione anticorpale; spinaci, cacao, sesamo, lenticchie, fagioli, barbabietole, noci e anacardi  rappresentano delle buone fonti di ferro; quantità apprezzabili di zinco, per esempio, si trovano nella frutta secca oleosa (in particolare, in anacardi, arachidi, pistacchi e mandorle) e in alcuni legumi come i ceci e i fagioli. Lo zinco è un potente antiossidante con azioni antivirali. “Anche il Selenio ha un’importante funzione antiossidante e contribuisce ad aumentare le difese immunitarie, migliorando la produzione di anticorpi. La sua azione risulta potenziata in associazione alla vitamina E. Pistacchi e noci del Brasile sono alimenti ricchi in selenio. Il selenio può anche essere assunto attraverso ortaggi arricchiti, come le patate o le carote al selenio”.  La maggior parte delle vitamine e i minerali vengono assunte principalmente attraverso frutta e verdura “fresche”: più sono conservate, più sono povere di nutrienti. Ecco perché si può fare uso di integratori preferendo vitamine e minerali “naturali” e non di sintesi.

L’INTESTINO IN PRIMA LINEA PER LE DIFESE IMMUNITARIE

La salute dell’intestino corrisponde al funzionamento corretto del sistema immunitario e all’equilibrio di tutto l’organismo, visto che proprio in quest’organo è presente la maggior quantità di cellule del sistema immunitario.

Ecco perché anche cibi probiotici, come yogurt e formaggi devono entrare di diritto nella dieta dei nostri bambini, ma anche degli adulti per riequilibrare il microbiota intestinale.” Si consiglia anche il consumo di probiotici e prebiotici che, mantenendo un corretto equilibrio della flora batterica intestinale, migliorano le funzionalità dell’organismo e potenziano le difese immunitarie”. I bimbi sono golosi amano il dolce, ma per evitare che ingeriscano cibi troppo ricchi di zuccheri, ma anche di additivi e poveri dal punto di vista nutrizionale, meglio optare per cibi sani cucinati in casa con ingredienti di qualità e il meno processati possibile, perché l’eccesso di zuccheri altera la flora intestinale. Anche la natura ci viene in aiuto e, nel cambio di stagione, sarebbe l’ideale aiutarsi con sostanze naturali dalle proprietà antinfiammatorie e anche decongestionanti.

“Le proteine difendono il nostro corpo dalle infezioni (immunoglobuline). In particolare alcuni aminoacidi come la glutamina e l’arginina rappresentano un substrato energetico essenziale per le cellule intestinali e stimolano l’attività dell’apparato linfoide intestinale. L’arginina si trova principalmente nella carne, mentre la glutamina si trova soprattutto nel latte e nei formaggi. Anche le spezie e le erbe aromatiche con cui insaporiamo i cibi possono riservare molti benefici: aglio e cipolla utilizzati nella preparazione dei piatti, oltre ad essere ricchi di vitamine e sali minerali, hanno proprietà antisettiche. Alcune spezie, come curry, paprika e peperoncino, sono fonti di acido acetilsalicilico, ad azione antinfiammatoria. Rosmarino e basilico rappresentano invece una buona fonte ferro e di vitamine C e A. Utili per rafforzare le difese immunitarie sono anche zafferano e curcuma grazie al contenuto di vitamina A e curcumina, sostanza con proprietà antinfiammatorie.

LO STILE DI VITA CORRETTO

“È fondamentale anche l’apporto di liquidi. Oltre all’acqua come principale fonte di idratazione, si possono assumere bevande calde, come infusi e tisane ricche di vitamine e flavonoidi”. Il corretto stile di vita, come sempre gioca un ruolo determinante: quindi, via libera all’attività fisica e a tanto movimento, sia per gli adulti, sia per i bambini. Anche il sonno è molto importante per il sistema immunitario dei piccoli: quando si dorme, il corpo elimina le tossine e rigenera le cellule. Ecco perché, per favorire un buon riposo, bisogna evitare che i bambini stiano davanti al cellulare o al PC fino a tarda notte, perché un sonno disturbato non è un sonno ristoratore.

Per informazioni e prenotare una visita specialistica dietologica con la specialista, è possibile compilare l’apposito form.

L’anno di pandemia non ha aiutato la salute di tutti noi e pertanto nemmeno quella dei nostri capelli!

Le preoccupazioni, ma anche gli effetti del virus di coloro che sono stati contagiati hanno contribuito a rendere ancora più fragili i nostri capelli, già soggetti, fisiologicamente, ad un indebolimento.

“Quando si vivono situazioni o periodi particolarmente stressanti anche di breve durata – spiega la tricologa Daniela Mantovani – come, ad esempio, malattie febbrili che comportano l’assunzione di farmaci come antidepressivi, beta bloccanti, eparine, antivirali e anche contraccettivi orali, si può manifestare il cosidetto Telogen Effluvium acuto. Così come quando si soffre di malattie sistemiche come diabete mellito o problemi tiroidei o si consumano alcol e fumo in eccesso. Le tensioni emozionali, così come le diete sbilanciate, ma anche l’allattamento, provocano un acuirsi del fisiologico fenomeno caratterizzato dalla perdita di capelli generalizzata e superiore alla norma che, però, dà seguito ad una ricrescita spontanea. A volte si assiste alla cronicizzazione di questo processo con la manifestazione di una modesta caduta dei capelli, ma persistente senza variazioni stagionali.

 

STUDI IN MERITO ALLE CONSEGUENZE COVID SULLA SALUTE DEI CAPELLI

Secondo le osservazioni del dott. Esther Freeman, incaricato di effettuare registrazioni europee dermatologiche conseguenti a COVID-19, 1000 persone affette Covid di 38 paesi diversi, hanno lamentato perdita capelli eccessiva dopo la guarigione ed almeno 3 mesi dopo essere stati ammalati, ma particolarmente stressati. Infatti, anche in Italia, si sono verificate forti cadute di capelli nel mese di luglio, su persone che erano state infettate tra aprile e maggio. Attualmente, la caduta post Covid rientra nel Telogen Effluvium Acuto e porta la perdita da 100 a 200 capelli al giorno, corrispondente alla tipica caduta reattiva che si presenta dopo un evento traumatico. Ma cosa ha determinato questo fenomeno? Di certo, l’ipo-ossigenazione ha contribuito a stimolare la caduta, ma anche l’eventuale dimaqrimento, come spesso accade, così come l’utilizzo di farmaci e l’inevitabile stress.

 

Per prenotare una consulenza tricologica è possibile mandare una mail a info@sandonatomedica.it o telefonare al numero 02/55.60.21.61.

Al di là dell’aspetto estetico che, soprattutto noi donne, cerchiamo di curare attraverso la messa in opera, o messa in piega di capigliature più o meno ricercate, scegliendo di tenerli lunghi oppure corti, oppure scegliendo un colore, invece che un altro per poter valorizzare i tratti del nostro viso e il suo incarnato, non c’è dubbio che i capelli rispecchino anche il nostro stato di salute.

Quando, infatti, iniziano a diradarsi e ad indebolirsi, vale la pena affrontare il problema cercando di risolverlo per non compromettere, non solo la bellezza e il fascino che ci contraddistinguono, ma anche la nostra carica emotiva e una certa autostima.

LA VITA DEL CAPELLO

“Quando siamo giovani – spiega la Tricologa Daniela Mantovani, consulente di Sandonato Medica – la fase Anagen del capello, quella più lunga e importante del ciclo follicolare e che coincide con la formazione e lo sviluppo del capello, se nelle donne ha una durata di 3-6 anni, nell’uomo dura in media 2-4 anni.

Con il trascorrere degli anni, però, questo periodo si riduce e con esso anche la lunghezza massima raggiungibile dei capelli. Dopo questa fase si verifica la progressiva sospensione delle funzioni vitali del capello; siamo nella fase Catagen che dura mediamente 1-3 settimane ed è seguita dalla fase Telogen, il periodo terminale del ciclo di vita del capello.

In sostanza, finita la crescita, il follicolo entra in riposo e interrompe la sua attività produttiva per circa 2-4 mesi. Attenzione, perché il capello in Telogen non è destinato a cadere immediatamente: questo perché rimane fisicamente ancorato all’interno del follicolo, almeno fino a quando non viene sostituito dal “nuovo” capello in fase Anagen”.

In altre parole, la perdita del capello “vecchio” – ormai non più vitale – si verifica quando il follicolo riprende la sua attività e inizia a produrre un nuovo fusto, che spinge fuori quello vecchio.

 

QUANDO I CAPELLI ENTRANO IN CRISI

Questo processo naturale può essere compromesso. Di certo, la genetica vuole la sua parte, ma anche una dieta scorretta, la gravidanza per le donne, come la menopausa. Senza dimenticare che anche il fumo, così come lo stress, ma anche prodotti di pulizia aggressivi. Sono molteplici, dunque, i fattori che, combinandosi in maniera diversa, in modo soggettivo, generano problematiche ai capelli.

 

SOLUZIONI E CONSIGLI

In questo caso, lo specialista, solo dopo un’analisi profonda del capello e del disagio, sarà in grado di identificare una strategia opportuna per risolvere il problema, attraverso soluzioni a portata di mano.  Esistono soluzioni per riattivare, a livello cellulare, il normale ciclo di vita dei capelli e anche della cute? Come spiega la tricologa Mantovani, “Lo stress è nemico anche della salute dei capelli, quindi sarebbe opportuno adottare delle tecniche di rilassamento ed evitare il più possibile le tensioni. Anche per mantenere la chioma in salute, l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale: puntiamo su cibi sani e ricchi di proteine e di vitamine B e PP”. Qualche utile accorgimento? “Quando laviamo i capelli evitiamo di utilizzare acqua troppo calda e facciamo attenzione quando maneggiamo i capelli: usiamo delicatezza e evitiamo di legarli spesso e di spazzolarli in modo aggressivo.

Per prenotare un consulto tricologico è possibile mandare una mail a info@sandonatomedica.it o telefonare al numero 02/55602161.

La voglia di vacanza si fa sentire ogni giorno di più e, probabilmente, dopo le eccessive restrizioni alle quali abbiamo dovuto sottoporci, il desiderio di “ricominciare in bellezza” è diventato un obiettivo molto comune e non solo tra le donne. Per preparare anche la pelle del viso, del collo e del décolleté alle tanto ambite ferie, è importante optare per trattamenti soft per correggere qualche inestetismo “last minute”, in previsione di una maggior socialità e anche dell’esposizione al sole; ma anche per il piacere di vedersi e di sentirsi meglio.

Alle porte dell’estate, quando la pelle è sottoposta ai raggi UV e rischia di soffrire del cosiddetto photoaging, conviene sottoporsi alla Biorivitalizzazione.

 

LA BIORIVITALIZZAZIONE

Il Dott. Andrea Di Leo, presso Sandonato Medica interviene con questo trattamento adatto a curare la pelle già stressata per l’utilizzo della mascherina e, soprattutto, per contrastare e prevenire il processo di invecchiamento cutaneo.

Il trattamento, spiega il dott. Di Leo “Avviene attraverso una stimolazione dell’attività metabolica dei fibroblasti, ovvero delle cellule deputate alla produzione di collagene e di quelle componenti che costituiscono la matrice cellulare. Inoltre, la Biorivitalizzazione aumenta l’idratazione cutanea, offrendo alla pelle tono e turgore. Si tratta di una metodica importante, dunque, per contrastare l’invecchiamento della pelle garantendo anche un’azione protettiva nei confronti di quei radicali liberi che si formano continuamente, specie durante l’esposizione solare, ma non solo. Infatti, consiglio il trattamento per non perdere la tonicità e la consistenza della pelle e per aiutarla a resistere anche agli altri agenti atmosferici, come il freddo e il vento”. La procedura prevede 2-3 sedute, una a settimana, di microiniezioni di un mix di vitamine, aminoacidi e acido ialuronico. Il dott. Di Leo esegue il trattamento di Biorivitalizzazione utilizzando il prodotto di alto livello “Redensity” di Teoxane.

IL PEELING PER OTTIMIZZARE IL RISULTATO

“Per ottimizzare il risultato, consiglio anche un peeling chimico: attraverso l’applicazione di “Enerpeel jr” prodotto top di gamma, che stimola l’esfoliazione e, quindi, un’accelerazione della rigenerazione cellulare e anche della produzione di elastina e di collagene. Il risultato, è una pelle con un aspetto e un tono completamente rinnovati, a partire dal colorito.

 IL COMPLETAMENTO DELLA SEDUTA.

E per finire, il dott. Di Leo, non lascia nulla al caso e completa l’operazione di “miglioramento” cutaneo utilizzando un booster di Teoxane, un prodotto post peeling con potere antinfiammatorio per lenire e rafforzare le difese della pelle, resa più sensibile dopo il trattamento.

Per informazioni e appuntamenti mandare una mail a info@sandonatomedica.it o telefonare al 02/55.60.21.61.